La strage che in troppi (magistrati compresi) abbiamo consentito

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per definire la necessità primaria della Magistratura, ha usato, in queste ultime ore, l’espressione, “rigenerazione etica“. 

E l’ha usata, ritengo, anche nella veste di massimo Responsabile della Grande e Potentissima Corporazione dei Magistrati/Giudici. 

E che dire, caro a noi Presidente, di un mondo del lavoro che, sia pure per tardive sentenze, arriva ad essere scoperto aver pagato il lavoro fruttuoso (è un nuovo business) dei consegnatori a domicilio di “qualunque cosa” l’indegna cifra di tre euro l’ora? Rigenerazione etica anche nel mondo del lavoro? Forse non basterà. E cosa si prova a venire a sapere, per sentenza certa, che gli stessi datori di lavoro “trattenevano” per se perfino le mance che i solerti e abili (anche a rischio della vita) lavoratori si vedevano donare dai clienti? 

Rigenerazione etica o qualcosa di più? Perché (questa è la mia opinione dopo mezzo secolo di osservazione del mondo del lavoro) temo che, COVID o non COVID, Green Pass o altro strumento elettronico a parte, ci voglia assolutamente una rivoluzione (il termine non deve allarmare) che rimetta a posto le mostruose sperequazioni che, in troppi, abbiamo tollerato (Lei compreso che certamente più di noi poteva agire autorevolmente) tra i prendini che si sono spacciati per imprenditori e la nostra gioventù. Comunque se si deve guardare le età dei morti sul lavoro in crescita esponenziale non mi sembra che ad essere spremuti (fino a morte precoce) siano solo i ragazzi. Morti a raffica mentre si lavora. Basterà una rigenerazione etica? La pandemia dei morti (e che morti atroci!!!) durante le ore in cui si presta l’opera, spesso per arricchire entità giuridiche oscure, oggetto di investimenti multinazionali se non delle ricchezze prodotte dal mondo criminale, ci dovrebbe indignare almeno parimenti di quanto l’ignoranza in tema di sanità (ma di chi è la responsabilità di tanta sfiducia?) ci sta zavorrando durante la benemerita lotta al virus.

Ci vuole quindi, senza ulteriore ritardo alcuno, in tutti i campi del vivere – in Polis – almeno quella che Lei chiama rigenerazione etica. Un cambio di condizioni quindi in cui si produce e si viene giudicati. In cui si viene curati e in cui si viene supportati culturalmente nell’era della grande trasformazione delle attività umane. Nessuna esclusa. A cominciare da quelle basilari che sono attinenti la distribuzione del denaro per avere una casa in cui vivere, per acquistare cibo tutti i giorni, far crescere acculturati se e i propri figli e curarsi con efficacia qualora ci si ammali. Mi sembra che ad oggi non poche sentenze emesse proprio in quell’ambiente che Lei per primo denuncia essere indispensabile rigenerare, non favoriscano il convincimento che ci sia giustizia. E se non c’è giustizia in quei luoghi non luoghi che sono lo Stato, la società civile e dove pendono forma i meccanismi del mercato, la domanda di Stato forte o di altre forme di antidemocrazia, sale, sale, sale. E chissà dove arriva. Il bordello a cui assistiamo vogliamo dire che non è anche figlio di mille e mille sentenze pilotate che hanno offeso i cittadini rendendoli sempre più scettici e timorosi che tutto, ho scritto tutto, sia comprabile, indirizzabile, piegabile agli interessi dei ricchi e dei prepotenti? Era questo il sogno repubblicano dopo la corrotta dittatura fascionazista? 

La società civile, lasciata progressivamente a se stessa, in una robusta percentuale (metà degli aventi diritto non si reca a votare) ha maturato l’idea che ci si trova di fronte ad una comunità che prova a regolare la sua stessa vita sul conflitto permanente degli esponenti della Casta Partitocratica (per avere di più, di più, di più) e su ogni forma di violenza che le altre corporazioni (a cominciare dai magistrati) dove alla fine tutti sono padroni (o tali si sentono) lasciandoci, di fatto, tragicamente, tutti nella condizione di schiavi. Il sociologo sa (o dovrebbe sapere) che a queste condizioni la violenza non potrà essere evitata e che compare, nella Storia e nelle storie, ogni qual volta i problemi sociali sono lasciati senza regole e soluzioni da uno Stato amorale e senza etica riconoscibile. Mi sembra che il Caso Palamara (ma non è colpevole solo il ragazzo di Santa Cristina d’Aspromonte) vada risolto con ben altra”rigenerazione” che quella a cui assistiamo e che Lei auspica. 

Rigenerazione insufficiente (certamente tardiva) che, paradossalmente, potrebbe lasciare, di fatto, la Repubblica, alla vigilia dell’elezione del Suo successore, “senza magistratura”. Cioè senza giustizia giusta. Brutta precondizione per scegliere, senza condizionamenti, il Capo dello Stato per i prossimi sette anni. Anzi, a guardare bene bene, le tonnellate di esplosivo usate a Capaci potrebbero essere state meno dirompenti. 

Oreste Grani/Leo Rugens