Prima di Copacabana, già nel 2003, a Roma in via della Conciliazione “la musica si fece Profezia”

“Io pongo il mio arco nelle nubi e servirà di segno del patto tra me e la terra. Quando accomunerò le nubi sopra la terra e si vedrà l’arcobaleno nelle nubi, allora mi ricorderò del patto tra me e voi”.

Per noi di Leo Rugens che abbiamo sempre auspicato che a guidare la Chiesa di Roma fosse chiamata una personalità quale quella che si conferma essere Papa Francesco, non è una sorpresa quanto è accaduto, durante le Giornate Mondiali della Gioventù, in Brasile.

Prendiamo atto che le cose, finalmente, si stanno mettendo proprio come era necessario che avvenisse. Ne siamo lieti e confortati. 

Papa Francesco pronuncia parole sagge e ferme sull’utopia e sulla leadership politica e morale delle classi dirigenti. Sono parole che riconosciamo per averne scritto e divulgato, in tempi non sospetti. I nostri pensieri, raramente, sono stati accolti. Mille volte ci siamo sentiti dire: “Avete ragione ma questa è utopia”. Ora siamo meno soli. 

 

Aggiungo, come spesso faccio, un particolare autobiografico. Dieci anni addietro, era il 2003, in un luogo (via della Conciliazione in Roma) ancora più inusuale delle spiagge brasiliane, ho ideato e realizzato, in accordo con lo Stato Vaticano, una serata indimenticabile di luci, musiche e danze praticate da centinaia di giovani dell’Azione Cattolica in cui, anche monsignori ed esponenti della gerarchia ecclesiale, senza malizia, in modo fresco e anticipatore dei tempi finalmente arrivati, trasformarono la strada antistante piazza San Pietro, in una discoteca all’aperto. L’acqua, salvifica e vitale, fu protagonista dell’evento con fontane e luci elettroniche riproducenti i colori dell’arcobaleno, suggello dell’alleanza tra Dio e gli uomini. La colonna sonora di quelle ore liete, si allontanò dalle tradizionali musiche sacre fino ad arrivare a rendere possibile l’esecuzione in strada della “Cavalcata delle Valchirie” di Wagner. Nessuno ebbe a che ridire. 

Tutto avvenne dopo una indimenticabile rappresentazione e lettura di testi antichi dentro la Basilica di San Pietro ad opera di uno splendido interprete quale fu Ennio Fantastichini. A porte chiuse, con i giovani anche seduti per terra nella Sacra Basilica. Tutto senza malizia alcuna, in allegria e con la parola Pax lasciata scritta da mille fiaccole sul sagrato di San Pietro.

Poi, per motivi che oggi non voglio ricordare, tutto questo e ben altro di eccellente dal punto di vista culturale e civile, cessò. Con Papa Francesco è tornato il tempo della fede, della cultura, del dialogo.

Oreste Grani