La legge vieta per i magistrati la “commensalità abituale”. Figurarsi i palpamenti!

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Ho scritto altre volte e per altre circostanze, in questo marginale ed ininfluente blog che, a norma di legge (mi sembra essere l’art. 51 cpc comma 2), si stabilisce che “il giudice ha l’obbligo di astenersi se egli stesso o la moglie è commensale abituale di una delle parti o di alcuno dei difensori”.

Moglie o marito ovviamente essendo la norma prevista per maschi o femmine.

In particolare, in passato, si parlò di questa questione dell’essere “commensale di qualcuno” quando il 16 marzo 1983, il Consiglio Superiore della Magistratura rimosse due dei quattordici magistrati comparsi nell’elenco della Loggia P2.

Uno dei due, Angelo Vella, consigliere di Cassazione, aveva dichiarato spontaneamente la sua affiliazione alla Massoneria. Per anni si discusse se l’appartenenza di Vella fosse compatibile con la credibilità dell’Ordine giudiziario tanto che dieci anni dopo la dichiarazione spontanea di appartenenza alla P2 gli venne negata la promozione a presidente di Sezione in quanto Vella continuava pacificamente a far parte della Massoneria Universale di rito scozzese antico e accettato e rivestisse, nel sodalizio in questione, il grado 33°.   

Figurarsi se invece di essere cosa disdicevole perché uno/a è massone sia – semplicemente – “deficiente”, nel senso stretto etimologico del termine latino cioè “mancante” di qualunque “buon gusto” o di “eleganza” o “riservatezza”. O di tutte e tre le prerogative.

Altro che l’art. 51 cpc comma 2!

Per intervenire – con saggezza  e giustizia – ci vorrebbe, invece che qualche inciampo di carriera, un carico di botte, la gogna, il taglio delle mani, se non della testa.

Tanto per quello che il cervello possa servire ad un giudice a cui sembra normale, in luogo pubblico o in privato, farsi baciare il piede da un avvocato altrettanto deficiente, non credo ci siano dubbi.

A Trani in particolare dove si investigano e giudicano spesso questioni complesse che certo non andrebbero affidate, per un saggio giudizio, a delle persone “deficienti” (cioè mancanti) come quelle protagoniste di una tale buffonata.

Tenete conto, cari pochi e appassionati lettori, che di “commensalità abituale” si ragiona, quale motivo di ricusazione del giudice, da decenni e che la norma è presente anche nell’articolo 116 n.8 del c.p.c. Vacca del 1865!

È da qualche anno quindi che si sa che se si fa il giudice bisogna evitare di farsi baciare il piede in pubblico e – soprattutto – farsi fotografare in intimità sancita da ilarità evidente. Certo, quando si ragionava di “commensalità abituale” si tendeva a dire (per colpire l’Istituzione) prevalentemente che uno era “massone” e giuratore ad altri rispetto all’Autorità costituita. La norma oltre che per la frequentazioni massoniche quindi deve valere per i criminali, i corrotti partitocratici, le donne e gli uomini assuntori di sostanze stupefacenti, le puttane, i puttani, i poveri deficienti e le povere deficienti, come nel caso specifico. Deficienti (per evitare le querele) di basilare conoscenza della legge e del buon gusto.

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Anche e soprattutto perché, venendo alle cose serissime, quel disastro ferroviario (e le sue vittime innocentisssssime) non deve essere dimenticato e, tantomeno, rimosse le dinamiche, “al limite del misterioso” (così la penso!) dell’incidente.

Perché troppe volte, in questo martoriato e vilipeso Paese, dopo, non lo dimenticate, si è scoperto, troppo tardi, che non si trattava di incidente.

E noi che siamo lontani logisticamente (ma non con il cuore e con la mente) da quelle terre, sentiamo odore di bruciato intorno a quella incredibile “fatalità” a mono-binario.

Temo che gentarella come quella ritratta difficilmente potrebbe inoltrarsi nel dedalo investigativo nel caso ci trovassimo di fronte ad un sofisticato avvertimento punitivo nell’ambito del “Grande Gioco” in essere (spero che lo sappiano anche giudici e avvocati) nel nostro tragico Mediterraneo.

Non è certamente così (cioè un avvertimento punitivo) perché – notoriamente – Leo Rugens e i suoi collaboratori farneticano (vedi “Caso David Rossi”, passando per “Schabayeva e sua figlia”, finendo a “Giulio Regeni”) sia pur vivendo nel Paese dove fu rapito e accoppato Aldo Moro, abbattuto l’Argo 16, “rafficato” Calipari per punirci di una nostra pretesa ricerca di una qualche sovranità nazionale in politica estera.

Comunque, più semplicemente, immaginate quante poche possibilità hanno i parenti dei “maciullati” di sapere cosa sia accaduto realmente. Non vi dico poi se ci si trova (ma allora siete fissati in questo blog di dietrologici pistaroli!?!?!?) di fronte ad un sabotaggio intelligente e spietato per avvertire (chi?) che le cose (quali?) non sarebbero dovute più andare come a qualcuno (chi e perché?) non piaceva che andassero.

Cose complesse ma possibili. Certo non materia per quei ragazzi spensierati che dovrebbero investigare il possibile.

A cui ricordiamo che essere dello stesso “comune” (in terminologia massonica è l’Oriente) e abitare nella stessa “valle” (comprensorio di più logge) aumenta la presunzione di commensalità abituale. Se vale per i massoni non vedo perché non debba valere per i “deficienti”. Sempre nel senso di sopra ricordato di “mancanti”. In questo caso, gravemente mancanti.

Oreste Grani/Leo Rugens