Il M5S deve tornare a considerarsi un organismo vivente e quindi necessitante di un cervello
Moltissima gente, in condizioni climatiche avverse, è andata a votare in Veneto. Numerosa anche in Lombardia. Mi sembra un segnale forte di come le truppe di riserva della democrazia (quelli che si sono chiamati fuori per i più diversi motivi e che si camuffano dietro l’apatia del non voto) sono pronte a fare irruzione nelle urne per cambiare i rapporti di forza che i sondaggisti cominciano ad avere difficoltà ad interpretare: non a caso non si parlava più nei sondaggi di orientamento al voto per Primavera prossima, delle astensioni, delle schede bianche, degli indecisi. I numeri che vi continuano a fornire sono relativi al 50% degli aventi diritto al voto. Se si creeranno le condizioni di ritorno di quelli che sono propensi ad astenersi, nulla è già deciso per il futuro della Repubblica: a primavera 2018 si apre la partita decisiva. Se vi faranno votare in un clima sia pur turbolento ma non tragico. Certamente il futuro non sarà rappresentato da uomini del passato quali Renzi (o altri del PD) e Berlusconi resi organici e simbiotici dal loro profilo personale e dalla comune visione del potere. Tornando ai numeri assoluti che ieri sono andati a votare, vedremo come questi soldati/partigiani del confronto politico che sembravano essersi imboscati, stanchi di essere presi per i fondelli, ricomparendo quando la semplicità del quesito (e la sua facile interpretazione) dava un valore al gesto civile e partecipativo, si schiereranno durante le imminenti elezioni parlamentari. Dietro al si all’autonomia e alle modalità di essere normalmente non tenuti in considerazione, si è materializzata una somma di giudizi durissimi contro la classe dirigente che un tempo si sarebbe definita la “casta romana”.
Io ci leggo una messa in mora di tutti i ladri di Stato che hanno in questi anni favorito il saccheggio dello sforzo che alcuni facevano per se e per le proprie comunità. Ci vedo l’inizio di una resa dei conti verso lo statalismo corrotto capace di vanificare la capacità di produrre ricchezza tradizionale delle popolazioni venete o lombarde che siano. Ci vedo una rivolta contro le tasse inique che drenano ricchezza per mantenere i parassiti partitocratici. Ci vedo un ritorno alle origini di quando, al Nord, si gridava nelle piazze “Roma ladrona, il Nord/la Lega non perdona”. Piemonte, Lombardia o Veneto che fosse questo Nord. Il paradosso del risultato referendario è che uomini che sono stati l’asse portante della corruzione leghista (e non parlo certo del Trota e dei suoi badanti) ora potrebbero provare a rifarsi una verginità. Maroni è un uomo del vecchio regime e del vecchio modello di gestione del potere e delle cento situazioni investigative che lo hanno lambito/toccato e che sono li a dimostrarlo. Eppure si fa paladino della spinta innovativa implicita in questa massa d’urto che ieri si è presentata all’incasso.
Mi sembra che con il comportamento di milioni di cittadini veneti e lombardi siano state sparigliate le carte del disegno conservatore che fa ancora capo a Renzi e ai suoi colpi di coda in Banca d’Italia, a Berlusconi e ai colpi di coda del suo cagnolino Dudù e agli spregiudicati verdiniani che sperano ancora che “nulla cambi” per potere, in qualche modo, essere comprati in quanto considerati ancora utili e spendibili. Direi che da ieri l’instabilità è fortemente aumenta e la scelta sostanzialmente centro-meridionalista a cinquestelle mostra i limiti di una assenza di visione strategica capace di prefigurare i futuri possibili. Continuo a sostenere che senza intelligenza indirizzata a definire quale sia la visione, senza capacità di scegliere la strategia, non si arriva ad una identità che sola consente che in pochi pentastellati del MoVimento ogni parte collabori all’organizzazione della totalità perché, in fine, il globale sia più del contesto. Ho la sensazione che, in questi cinque anni, pochi eletti ne M5S abbiano lavorato per dare vita ad un Movimento politico antropologicamente riconoscibile.
Come abbiamo altre volte accennato, le conoscenze frazionate, le discipline compartimentate, il sapere disgiunto e di fatto disperso in mille personali “post-ini” con cui si cerca visibilità in concorrenza con gli altri rappresentanti del popolo eletti sotto il simbolo a cinque stelle, lasciano intravedere (anzi forniscono la prova) perfino di poca sinergia (se non addirittura conoscenza personale) tra i rappresentati eletti alla Camera e al Senato quasi fossero volutamente lasciati senza un cervello. Ma come è notorio nessun organismo vivente evolve e riesce a dare contributo utile alla comprensione della vita e della crescente infosfera in cui la vita sta evolvendo, senza un cervello. E ritengo visto ciò che si vede, che il cervello di cui oggi si è dotato il MoVimento non sia quell’organo di peso (il cervello deve notoriamente avere anche una massa critica) che sarebbe necessario. Il MoVimento a cinque stelle, mi appare un po’ imbambolato di fronte ai fenomeni insorgenti/epifanici quasi non fosse un organismo vivente. La scelta metaforica dell’organismo vivente si porta dietro, in automatico, altre categorie mentali e, in special modo – avrebbe detto la mia amica di un tempo Emanuela Bambara – quelle della selezione naturale, dell’ecosistema, della membrana cellulare, della simmetria e l’assimetria, della biosfera e, come altre volte fatto intendere in questo marginale ed ininfluente blog, della regina delle complessità (e cosa è più complesso oggi della geopolitica?), cioè dell’emergenza e quella della sua scienza amica, la transdisciplinarietà. Ma queste cose le dicevo io a lei o lei a me?
La sensazione invece, anche in questo frangente dei referendum concentrati al nord est (da dove viene Colomban che oggi opera, a Roma, a ridosso della Virginia Raggi), è che il MoVimento sia senza un cervello, capace di dare ordine e un senso all’organismo vivente che, per questo, di fatto in alcuni momenti sembra catatonico e senza pensiero. Certamente c’era più “cervello” quando l’avventura è cominciata ma poi evidentemente nessuno ha voluto/saputo rafforzare i principi di circolarità ricorsiva ma soprattutto, non creandosi un luogo deputato al crescere celebralmente, il Golem è rimasto senza anima. Non è bastato (ma questo un Masi qualunque ve lo avrebbe potuto dire) impadronirsi di un potenziale (cosa sono 9 milioni di cittadini se non un potenziale?) rappresentato da giovani studenti, insegnanti delusi, ricercatori e scienziati in cerca di una visione politica, amministratori onesti , tutti contenitori di saperi portatori in sé degli strumenti di analisi, pronti a offrire generosamente progetto e azione per la trasformazione del proprio contesto politico e culturale, fino a pervadere di questa capacità e visione l’intero territorio nazionale da nord a sud, da sud a nord. Era la visone prospettica del M5S che doveva prevalere invece di questi pensierini riduttivi e pericolosissimi dei vostri avversari leghisti. Il MoVimento in questi lunghi anni non è riuscito (non ha voluto?) divenire un vero organismo vivente (con il suo cervello quindi), luogo di pensiero e collettore per le “intelligenze” multiple dislocate in prossimità e fuori il proprio raggio d’azione.
Dove ritroviamo una funzione transdisciplinare e integrata nelle varie piattaforme che velleitariamente si dichiarano capaci di autoriflettere su se stesse e conseguentemente, aprendosi, sull’ambiente fisico e immateriale in cui sono immerse? Agire locale ma pensare globale. Solo così si da prova di essere un organismo vivente capace di cum-crescere democraicamente. Altrimenti si torna al fango del Golem. Dove è la mappa cognitiva di tutto quello che in teoria è dentro ai milioni e milioni di contatti? Dove è il risultato di tanto “amore per il possibile” che milioni e milioni di esseri viventi fiduciosamente vi avevano affidato? Vedo troppe monadi incapaci (il senatore pinco, la deputata pallo) di sostenere coordinati una sperimentazione giornaliera di scenari futuribili. Non dico che tanti onesti cittadini fiondati (sapete come funziona balisticamente una fionda?) non ci abbiano provato. Dico che questa era una operazione (come lo sono tutte le operazioni di cambiamento dei paradigmi culturali) di natura quantistica. E qui di quantistico vedo poco o niente. Tanto meno nei comunicati che la questione maltese, come ultimo esempio, ha fatto emettere a pinco o a pallo.
Eppure si muove, diceva quello, come si vede con il risultato del referendum “leghista”.
E poi non dobbiamo essere “imbarazzati/dispiaciuti” con chi ritiene che quei nove milioni di voti fossero patrimonio personale?
Oreste Grani/Leo Rugens
Interessante il riferimento alla fisica del quanto.Al popolino sorge un dubbio però: ma non era proprio la caratteristica principale della “politica casta” la meccanica quantistica? Quella politica che si prostituì intellettualmente su ogni possibile tema strategico, uno su tutti la campagna antinucleare che portò alla fine della produzione di energia atomica in Italia,rendendoci ancora piu’ schiavi dei mercati altrui?
P.S.
Ritornando con i piedi per terra,molti si chiedono il significato iconico-simbolico del logo della lega.Quanto assomiglia a più antichi simboli,vero?
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Sentivo la mancanza della sua sensibilità e capacità di leggere oltre quanto nella mia semplicità riesco a scrivere, domani dedicherò a tale Ezio Bigotti (incriminato ieri per un gravissimo reato) un nuovo post a cui tengo particolarmente. E lo dico sin da ora, sono certo che lei capirà quanto lo stanco Leo tiene ad affidare ala rete.
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Lei mi sopravvaluta sempre…ho l’impressione che noi popolino abbiamo bisogno di comprendere prima le macrocategorie del giocone,e di questo si occupa la “spectrologia”, poi dovrebbe venire la “rizomatica”, ovvero il tentativo di sistematizzare, secondo classi , le unità del gioco.Ma quel rumore cognitivo che è la castology ,non ci aiuta certo a fare passi in avanti in quella pionieristica e particolare scienza metapolitica che si chiama Storia.
P.S.
Mi ha incuriosito in questi giorni il via libera ,da parte dell’unione europea, all’utilizzo in tavola degli insetti.Che dire…è certo quindi, il riconoscimento e la consacrazione ufficiale dell’entomopolitica nel Magno Gioco.
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Ai suoi temi srimolanti oggi rispondo per farmi meglio conoscere da lei con il post che ho dedicato (per questione personale) a tale Ezio Bigotti e al suo sottopanza Aurelio Voarino. Se ha piacere gradisco un suo commento.Figure che forse nulla le diranno. Ma a me e alla Repubblica, direi di si.
O.G.
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L’ha ribloggato su Leo Rugense ha commentato:
Oggi, 25 gennaio 2018, che il dibattito si fa serrato sui perché e i per come Grillo abbia agito come ha agito , io rebloggo (sic!), per chi non lo avesse letto, un mio post del 23 ottobre 2017 sulla necessità per il M5S di avere/darsi un cervello . O.G.
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