Prima di chiedere alla rete… “quanto si guadagna nei servizi segreti…”, leggete il libro “Supernotes”, scritto dall’Agente Kasper e da Luigi Carletti
È un buffo destino quello che sembra legare la prosa e i contenuti “valoriali” (spesso critici) che Leo Rugens ha dedicato e continua a dedicare all’argomento “intelligenza e sicurezza dello Stato” e le modalità con cui cittadini, in cerca di lavoro o desiderosi di “servire la Repubblica, si rivolgono, speranzosi, alla Rete, chiedendo come si “entra”, come si “prende contatto”, come si fa a farsi “assumere” dai “servizi segreti”, “quanto si guadagna nei servizi segreti”: le curiosità vengono, sistematicamente, accompagnate fino al nostro indirizzo elettronico dagli algoritmi intelligenti di Google. Questo avviene anche se, “semanticamente”, le domande non corrispondono, esattamente, al nostro lessico e ai nostri scritti. Evidentemente, ormai, i motori di ricerca sono in grado di cogliere il concettuale e propongono le “risposte” di “Leo Rugens” ai richiedenti, per i contenuti impliciti che in esse sono elaborate. Contenuti che vengono “considerati” affidabili e rispondenti alle esigenze degli utenti. Questo primato di cui vi abbiamo parlato è divenuto, per noi, ogni giorno più “oneroso”, aumentando, di fatto, le responsabilità etico/morali nei confronti degli anonimi cittadini interlocutori e al tempo stesso delle istituzioni (AISE/AISI) formalmente preposte al compito di organizzare la Sicurezza dello Stato. Una cosa sono, infatti, le nostre critiche ragionate (a volte dure, nella forma e nella sostanza) ai troppi errori che, negli anni, si sono perpetuati “nell’ambiente” e, una cosa è quanto le Istituzioni hanno diritto e dovere di raccontare di se stesse al pubblico interessato a conoscerle. Questi arrivi quotidiani ci obbligano, ancor di più di quanto facessimo prima (e lo facevamo!), a pesare le nostre affermazioni e libere opinioni. Sia ben chiaro che, in Leo Rugens, comunque, pensiamo che non stia a noi “intercettare” (involontariamente!) i cittadini richiedenti informazioni nel merito. A noi, perché l’Italia ne abbia giovamento, in spirito di servizio, deve rimanere il diritto di critica e la libertà di dare suggerimenti costruttivi perché sempre di più prevalga la tesi (da noi sostenuta) che è necessaria, quanto prima, una vera e propria rivoluzione culturale, cambiando i paradigmi che fino ad oggi hanno condizionato la nostra “Intelligence”.
Ad esempio di quanto ora riaffermato (cioè il nostro diritto di critica e di stimolo all’ambiente), riteniamo che non debba passare “sotto silenzio”, la forma e la sostanza, implicite nel libro (di recente pubblicazione) Supernotes di Agente Kasper e Luigi Carletti (www.luigicarletti.com) Arnoldo Mondadori Editore. Ci lascia perplessi il relativo silenzio intorno al caso “letterario” e allo “scazzo” in famiglia tra “Il Giornale” – che lo stronca – (proprietà Berlusconi) e la “Mondadori libri” (proprietà Berlusconi).
Ecco nome, storia e ombre di Kasper lo 007 del mistero
Oggi ci limitiamo a segnalare l’importanza del volume per contenuti e per la serietà del professionista (Luigi Carletti) che ci ha messo la faccia. Oltre “alla faccia”, anche qualche cosa d’altro, se le rivelazioni di Supernotes, dovessero essere confermate. Ho letto il libro (pervenutoci grazie ad un intelligente e gratuito book crossing) tutto d’un fiato. Anagraficamente “Kasper” è decisamente più giovane del sottoscritto ma racconta cose avvenute in un periodo che conosco molto bene. Vediamo se il silenzio che per ora avvolge il racconto circostanziato che gli autori hanno voluto fare e rendere pubblico tramite il libro diviene, invece, suono “squillante”, annuncio del necessario cambiamento (di cui da tempo si parla) per rifondare lo spirito dei nostri servizi. Chi di dovere potrebbe (oltre che annunciare, genericamente, aperture di armadi già aperti), utilizzando una procedura fortemente innovativa ma certamente di sostanza, provare a ridare “anima” all’Italia, patria nostra bella ma, come recita la canzone… senz’anima, partendo proprio da questo libro. Quasi fosse L’Archivio Mitrokhin – Le attività segrete del KGB in occidente preziosissimo libro (disconosciuto per valore solo in Italia!), scritto anch’esso a quattro mani, dallo specialista Christopher Andrew e da lo stesso Vasilij Mitrokhin. Con le dovute proporzioni, Luigi Carletti e Vincenzo Fenili.
Per ora, noi prendiamo atto che uno dei tanti nomi di copertura usati dal carabiniere Vincenzo Fenili, precedente quello di “Kasper”, è stato, “Stingray”. Questo “nome” potrebbe indurre il lettore a ritenere che lo pseudonimo sia ispirato al nome, in inglese, dello “squalo razza”. Oppure al titolo di una produzione inglese di “pupazzi animati”, del 1964, con storie ambientate nel futuro e in un sottomarino supersonico (battezzato appunto “Stingray”) e nave ammiraglia della “W.A.S.P.” (World Acquanaut Security Patrol). Fantasia, quanto basta! Questa serie girò anche nella “TV dei Ragazzi” italiana proprio negli anni in cui Vincenzo Fenili si presume vedesse la televisione e rimanendo, forse, suggestionato da quel “nome”.
Nei miei di ricordi, invece, “Stingray”, negli stessi anni in cui l’auto biografia di Kasper lo da già in forza ai ROS di Villa Ada, era il nome di un sistema d’arma portatile, un laser “leggero” (all’epoca veniva considerato tale un “marchingegno” di circa 10 kg.) capace di “distruggere gli occhi dei soldati nemici”.
“La luce che acceca ” era già stata collaudata durante la Guerra del Golfo, ma in una versione ancora pesante da 150 kg.
In quegli anni si parlava di questo “raggio che acceca”, cioè un laser a bassa potenza ma sufficiente a distruggere il bulbo oculare “umano” e, per analogia, capace di bruciare i sensori e gli obiettivi delle telecamere istallate sugli aerei e sui carri armati. Qualunque strumento messo in atto dal nemico sensibile alla luce, veniva neutralizzato dal “raggio”. Gli esperimenti di una “arma” con questo nome (Stingray), si diceva che venissero fatti nei laboratori controllati dalla CIA di Livermore, in California – USA.
E questo potrebbe far quadrare uno dei dettagli (dei tanti che sarà opportuno verificare) nella complessa storia denominata, Supernotes prima di dedicarsi a quesiti, più semplici e più utili alla ricerca delle verità quali: “chi” non volle e “perché” non si poté riportare a casa Elio Massagrande? Questo sì che mi sembra uno spunto interessante, più che stabilire se Kasper ha giocato o meno alla “roulette russa”. Trovare e assicurare alla giustizia, chi abbia protetto il dirigente nazionale di Ordine Nuovo, quando era pronto per essere impacchettato e rispedito in Italia, è quanto si dovrebbe cominciare a fare. Meglio tardi che mai. Un po’ come chiedersi oggi perché nessuno, con le buone o le cattive, riporti a casa il terrorista Cesare Battisti, rifugiatosi in Brasile. Cose complesse che, forse, è ora di cominciare a chiarire. Come quali siano realmente le informazioni che questo libro ci vuole rivelare quando fa riferimento al tenente colonnello Olinto Dell’Amico come “ufficiale reclutatore” operativo a Firenze, rimuovendo totalmente il nome che per 18 anni (penso che sia il record assoluto del Servizio) ha “diretto” il Centro Sismi della Toscana: Federico Mannucci Benincasa. Centro SISMI che, forse, aveva giurisdizione sul quel deposito d’armi, “Gladio/Nasco”, che proprio il giudice Pier Luigi Vigna (indicato nell’autobiografia di Kasper come l’amico di famiglia che facilita l’arruolamento nell’Arma di Vincenzo Fenili) aveva “scoperto”, nascosto in un monolocale, sito in via di Sant’Agostino, a Firenze. Tenete conto che, se la memoria non mi inganna, nel 1985 (quando Kasper aveva già 26 anni) nella Firenze di Fenili, il colonnello Federigo Mannucci Benincasa fu sentito dal giudice istruttore Rosario Minna che indagava sugli attentati ai treni e voleva conoscere particolari di due incontri tra il tenente colonnello e tale Augusto Cauchi (andatevelo a vedere), nel corso dei quali si era parlato proprio di attentati a treni. Il magistrato chiese, come era prudente fare, la registrazione del colloquio, ma Mannucci Benincasa oppose il segreto di Stato. Il segreto fu confermato, secondo la procedura, dal Direttore del SISMI, Amm. Fulvio Martini. Il 28 marzo1985, Bettino Craxi, in quanto Presidente del Consiglio, confermò il divieto. Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, era il cavaliere senza macchia e senza colpa, Giuliano Amato. Come tutti sapete, il super pensionato è ancora vivo. Sarebbe opportuno, pertanto, che qualcuno cominciasse a chiedergli se ricorda qualcosa ora che è anche “Giudice della Corte Costituzionale”. Se, come temiamo, non si dovesse ricordare l’episodio, ci chiediamo perché un vecchio “smemorato” dovrebbe diventare Presidente della Repubblica Italiana?
Come vedete, ci sono tanti modi di cominciare ad analizzare il libro Supernotes di Kasper e Carletti e, possibilmente, farne tesoro.
Oreste Grani
E’ strano in effetti come su F. Mannucci Benincasa le informazioni siano sempre piuttosto scarne e frammentarie, in un mondo dove si trova di tutto e di più, quale è quello del web. Carabiniere acquisito dal Servizio militare (prima SID poi SISMI), Coinvolto dalle indagini su strage Italicus per i colloqui secretati con il Cauchi (subito dopo fatto “esfiltrare” all’estero dai servizi), dalle indagini sul caso Ustica per depistaggio, dalle indagini sulla strage alla stazione di Bologna sempre per depistaggio (qui subì una condanna insieme a personaggi del calibro di Musumeci del SISMI, L. Gelli, F. Pazienza e comunque resta inspiegata la sua presenza la mattina della strage presso la Stazione), ebbe a dire di lui il gen. Pasquale Notarnicola audito in commissione parlamentare inchiesta per caso Ustica: sta dietro a ogni storia strana avvenuta in Italia. L’appartamentino (monolocale) con armi e postazione telefonica casualmente scoperto in Firenze (zona Borgo Ognissanti) nel 1993 era di proprietà del nobiluomo fiorentino (come il Mannucci, anche se questi era o è nato in Libia nel ‘34) Lotteringhi della Stufa, che riferì come suo padre c l’avesse concesso in uso all’amico Mannucci per non meglio precisatevdelicate attività ai tempi del sequestro Moro.
Vicino al Mannucci e reclutatore per il centro SISMI di Firenze da lui diretto per quasi un ventennio era l’ufficiale dei CC di Borgo Ognissanti – FI Olinto Dell’Amico, il quale si occupò della vicenda Mostro di Firenze sin dal duplice delitto del ‘68, quello in cui per la prima volta (forse) ha sparato l’arma del Mostro, una calibro 22.
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Buon giorno. Si dice che il mattino ha l’oro in bocca. E un ora addietro (sono le 6:20!) era certamente mattino presto. Per tanto grazie dell’attenzione e dei richiami di memoria su tale figura nodale. Giustamente come lei suggerisce non esplorata a sufficienza. Ma, come si dice , non si può avere tutto. Noi, ad esempio, non abbiamo molte cose ma certamente buoni lettori. Grazie.
O.G. personalmente.
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