A proposito di colpi di stato e del 40% degli elettori (PD) che invece sono solo il 20% degli aventi diritto al voto. Lo dice qualcuno di autorevole. Si fa per dire…

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In questi giorni assisto attonito alla resurrezione (effetto indotto dal termine “Nazareno”?) di Berlusconi Silvio nel ruolo inedito di “storico” della Prima, Seconda e di “cronista” (non tronista!) della Terza repubblica. Nelle manifestazioni ed in particolare nelle interviste televisive, infatti, nonostante sia un “detenuto” (Berlusconi sta scontando una pena!), sproloquia di colpi di stato (è arrivato a contarne quattro!), tutti successivi alla sua discesa in campo, attuati o messi a punto da una qualche Spectre casareccia e maldestra, sempre comunque con l’intendimento di fermarlo e, fermando lui, cassare l’Italia dalla faccia della Terra. La verità è che la possibilità di dire tutte queste cazzate turlupinatrici, è figlia naturale del Patto del Nazareno, ideato e sottoscritto proprio con finalità antidemocratiche e in attuazione (con la complicità di Denis Verdini e del suo “pischello” Renzi Matteo) del piano gellian/piduista, mai alla fine attuato, nella sua completezza. Questo è ciò che Berlusconi, in ottemperanza del “Giuramento(pseudo)Massonico” (impegno sancito il 26 gennaio 1978 (50 giorni prima – 16 marzo – del rapimento di Aldo Moro), con il deposito della quota d’iniziazione, 50.000 lire, e della quota annuale per altre 50.000) ha intenzione di realizzare prima di morire: fare ciò che Licio Gelli ed Umberto Ortolani non riuscirono a perfezionare, passando lui, alla Storia, per, invece, esserci riuscito. Molto di quanto accade e non accade in questo momento drammatico della Storia della Repubblica è condizionato dal sogno del brevilineo frustrato di arrivare ad attuare il Piano di Rinascita Nazionale. Ormai, al nostro, concesso poco o nulla “Bunga Bunga” (causa la stretta sorveglianza del Cerbero/Pascale) rimangono solo le farneticazioni tipiche della fase pre-senile.

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Oltre ai benefici nei campi che stanno prioritariamente a cuore (vedi quotazioni in Borsa delle sue aziende) a Berlusconi, questo patto “garrotante” (verdin-renziano) la residua libertà del popolo italiano, obbliga noi altri che non siamo quotati in borsa, a sentire menzogne su menzogne, presentate alla massa degli elettori potenziali, come il racconto di un vecchio e saggio nonno ai nipotini ignari. Questa oscena rappresentazione a danno della verità e della memoria, è la colpa maggiore di cui “Attanasio Cavallo Vanesio Matteo Renzi”, un giorno, sarà chiamato a rispondere. E, con lui, il suo ispiratore Michael Ledeen. In attesa di quella data (lontana? vicina?), affido alla rete ricordi certi, “autentici” (secondo la classificazione di Leo Rugens), su argomenti che sembrano lontani ma che ritengo non debbano essere consegnati all’oblio.

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A me interessa sapere chi ha ucciso Paolo Adinolfi e il colonnello del SISMI, Mario Ferraro (il 16 luglio del 1995) abile e coraggioso ufficiale che indagava, tra l’altro, proprio sulla scomparsa del giudice onesto.

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A me interessa sapere se è vero che una quarantina di giorni dopo il giuramento massonico di Berlusconi, il 2 marzo del 1978 (14 giorni prima del sequestro), insieme al parigrado Stefano Giovannone, il colonnello Mario Ferraro venne indicato come il destinatario dell’ordine di servizio di Gladio (chiamiamolo così) per avviare l’attività di intelligence sul caso Moro. Che, a quella data, come sapete, non era stato ancora rapito!

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A me interessa ricevere chiarimenti su cosa intendesse dire il teste Omega (Stefania Ariosto) quando riferiva che Cesare Previti (non dimentichiamo che il noto pregiudicato, avvocato complice nell’acquisto truffaldino della Villa di Arcore, fu subito piazzato al Ministero della Difesa, nel 1° Governo Berlusconi, in modo da poter utilizzare – lecitamente – le strutture adibite alla Sicurezza Nazionale e cominciare così a vessare/ricattare i competitori del Berlusconi imprenditore oltre che del politico) da ministro, avrebbe voluto “ristrutturare” (con che modalità e finalità sarebbe – ancora oggi – interessante sapere) per prima cosa i servizi segreti militari ma che “quel tosto” di Ferraro si presentava come l’ostacolo principale a tale “mossa” strategica. Questo era, caro rassicurante “nonno Silvio”, la prima attività per realizzare (se fosse stato necessario) un golpe o colpo di Stato che dir si voglia. Lo sanno anche i nipotini che si comincia dai Servizi a predisporre le necessarie “garanzie” (soprattutto internazionali) perché un colpo di Stato riesca. E da lì, come da manuale, appena insediati, volevate incominciare tu, Marcello Dell’Utri e Cesare Previti. Galantuomini, tutti e tre, oggi, condannati “definitivi” e ancora amici per la pelle. Tre, come previsto dalla legge se si vuole configurare penalmente una associazione a delinquere. O, peggio, una associazione eversiva per predisporre i passi necessari ad una insurrezione armata contro i poteri dello Stato. Ma (continuo a farneticare) in quel momento, per i padroni dell’Italia futura, tra il dire e il fare non c’era di mezzo il mare, ma, semplicemente, quell’osso duro di Mario Ferraro. Era l’estate del ’94 quando Cesare Previti, neo ministro, già avvocato turlupinatore della figlia orfana minorenne di Camillo Casati Stampa, a bordo di una barca straordinariamente bella e grande, proprietà dell’imprenditore Francesco Caltagirone Bellavista (quello appena assolto per non aver commesso i fatti imputatigli e per cui, innocente, era stato più volte arrestato) dichiarava la sua ostilità (ho trovato un movente cazzuto!) al colonnello Ferraro. 365 giorni dopo, ora più, ora meno (era il 16 luglio 1995), veniva ritrovato, “cadavere impiccato”, il servitore dello Stato. Ricostruzioni alla Berlusconi Silvio neo televisivo, in versione nonno narrante favolette per nipotini, porterebbero a dire che “l’osso duro” fu tolto di mezzo da sicari di Cesare Previti (chi altri aveva un movente significativo?) per compiacere il padrone Silvio Berlusconi. Come i Fratelli Vitalone e i Salvo, quando avrebbero voluto (ma, giustamente, non lo fecero) far ammazzare Mino Pecorelli, pur di compiacere “zio” Giulio Andreotti, criticato ed attaccato sul settimanale OP, proprio da Carmine, giornalista e investigatore anomalo. Questi sono robusti moventi. Ma i moventi (anche in presenza di prove provate), a volte, non devono neanche essere presi in considerazione.

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Tutte queste sono, ovviamente, farneticazioni indottemi da quelle altrettanto spudorate e senza senso del Capo di Forza Italia che ho avuto modo di ascoltare, recentemente, in televisione. Lui può dire cazzate agli italiani ed io, no? “Questo non credo”, direbbe l’insuperato Crozza/Razzi!

Come vedete, ad “ammischioni” e ricostruzioni storiche “farlocche”, se vogliamo, possiamo battere il pallonaro meneghino. Comunque, le favolette televisive sui colpi di stato antibelusconiani che Silvio recita, non si allontanano di molto dalle  farneticazioni su riportate. Con la differenza che le mie baggianate (Licio Gelli perfeziona l’iniziazione di Berlusconi Silvio prima del rapimento Moro perché così successivamente, fatto cadere Bettino Craxi e fatto ammazzare Moro dal fido Mario Moretti, la strada alla conquista del potere di un affiliato, fedele e subalterno alla P2 come solo il capo della Finivest appariva, sarebbe stata tutta in discesa), sono basate su fatti incontrovertibili. Si possono raccontare cazzate utilizzando cose realmente accadute ma, far e così come fa “mister bancomat della Pascale”, è veramente troppo! Se uno dicesse quelle stesse cose nella Russia del suo amico Vladimir Putin, verrebbe immediatamente soppresso. Se non credi a Leo Rugens, chiedilo allo Zar direttamente mentre vi fate qualche altra bella risata sui giornalisti da mitragliare quando non vi leccano, con fervore, le suole delle scarpe.

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La situazione dei media (se è mai possibile!) peggiora, di giorno in giorno, e la “disinformatio”, è ormai scatenata. Fra lui e Renzi, vogliono fare il pieno elettorale per legittimare la Dittatura partitocratica. E non è un non senso questa affermazione. Anche Benito Mussolini aveva il 95% del consenso poche ore prima dell’entrata in guerra della povera Italia. Anche Stalin era osannato mentre sterminava milioni di innocenti. Come vedete, ho scartato Hitler per non nominare sempre i soliti. La maggioranza, quando è rincoglionita tra l’oppio calcistico di Lotito, il giovanilismo di Renzi, la saggezza di un nonno Silvio e i morsi della fame, non coincide con la democrazia. Anzi. Viva le minoranze! Il Partito Liberale Italiano (PLI) e quello Repubblicano (PRI) sommati, raramente, facevano l’8% degli elettori. Ma i repubblicani e i liberali avevano quasi sempre ragione e i moderati cattocomunisti più gli utili idioti neo fascisti, quasi sempre torto. Per non parlare di quando i radicali (erano sostanzialmente un centinaio di cittadini consapevoli)  prevedevano, con largo anticipo, i nodi e le complessità della società civile in divenire.

Il vecchio piazzista, non molla. E, di questo, dobbiamo tenerne conto.

È determinante, per la salvezza della Repubblica (come sono melodrammatico!), sapere cosa, a fronte di queste bubbole berlusconiane, stia accadendo dentro le menti stanche di quel 50% degli italiani che continuano a sperare che con il voto si potrà cambiare qualcosa. Amici cari, cambierà qualcosa solo se il restante 50% degli italiani (quelli che non hanno votato disgustati dal berlusconismo e dalla finta opposizione ad esso) farà irruzione, con le buone o con le cattive, decidendo l’esito della partita. Se uno si mette ad inventare, di sana pianta, le tessere del mosaico della ricostruzione degli avvenimenti politici degli ultimi vent’anni, come fa nonno Silvio, è urgente trovare il modo di fermarlo.

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Intanto io incasso (vedete che mi consolo con poco) che il vecchio lestofante abbia ricordato, in quelle stesse interviste dedicate ai colpi di stato, che il mezzo toscanello (Renzi) non ha avuto il 40% dei consensi elettorali (come sbandiera) ma solo il 20% degli aventi diritto al voto. Finalmente qualcuno che mi legge (oltre a Renato Brunetta) e che mi da ragione. Peccato che, in questo caso, sia quel criminale di Berlusconi Silvio.

Oreste Grani/Leo Rugens