Stefani Limiti con il suo ultimo libro “La strategia dell’inganno” porta in superficie tale Enzo De Chiara

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Come al solito documentatissimo il libro di Stefania Limiti (La strategia dell’Inganno) a cui ho fatto riferimento in questi giorni. Particolarmente interessanti le pagine 114,115 e 174 dove compare il nome di un agente d’influenza (italo-americano) che giustamente viene definito dalla Limiti “di spessore”. Io ho conosciuto – sia pur superficialmente – sia Licio Gelli che Enzo De Chiara. Un abisso: non ho mai capito come fosse possibile che mezza Italia andasse prona ad omaggiare Licio Gelli, mentre per quelle ore in cui ho conversato in un albergo di Via Veneto (comunque senza fantasia questi massoni della CIA) con De Chiara avevo capito di trovarmi di fronte a un tipo notevole. Ormai americano anche di cittadinanza e con un figlio che lo aveva seguito nell’Azienda. Perché, De Chiara, era legato formalmente all’Azienda. Non so se è ancora vivo ma non credo che saprebbe smentire questa affermazione. Repubblicano ma passato, dieci anni addietro, tra i clintoniani, De Chiara, a mio giudizio e ricordo, dovrebbe essere stato anche influente su personaggi tipo Lorenzo Necci (Efeso ed altro) e quanto questo legame si portava dietro. Non rimuovendo inoltre che anche l’avvocato Necci è personaggio ancor non adeguatamente esplorato (come De Chiara quindi), gravitante  da Roma a Fiuggi (e non per bere acque salubri), fino alla frequentazione sodale, in quella cittadina, dei fratelli Paolini sospettati di essere coinvolti nella scomparsa del povero giudice Adinolfi, quello sparito/ucciso dopo essere uscito da via Slataper 3 (la sua residenza romana) per recarsi a Milano da un collega di cui si fidava per fare gravissime rivelazioni. Necci-Paolini-altri che portano, rizomicamente, con annessi e connessi, al suicidio/omicidio del colonnello Mario Ferraro. Forse. Certamente alla sparizione di Adinolfi.

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Ma alla fine, anche in questo caso, nessuno ha pagato. Gli specialisti di cose complesse come la dottoressa Limiti sono preziosi per inoltrasi nelle vicende che in qualche modo vanno capite e risolte, se si vuole, anche larvatamente, assumere responsabilità di governo, in Sicilia prima e in Italia dopo. Sapere chi sia (o fosse, se è morto) Enzo De Chiara, aiuta a capire, quando si va in gita ad Harvard, dove ci si trova.

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Altrimenti sono gite scolastiche. Ma non siamo al Liceo. Se non si hanno strumenti personali sufficienti, è doveroso farsi aiutare. E non solo da alcuni che potrebbero, a loro volta, essere d’influenza, e non sempre benefica. Perché, nel Grande Gioco (e voler governare l’Italia è essersi iscritti al Grande Gioco) è veramente difficile, senza preparazione adeguata e tanta, tanta, tanta esperienza, capire quale sia l’ultima bambolina (matrioska) da aprire.

OMEGA SPA

Oreste Grani/Leo Rugens che ancora si chiede perché mai la carta di credito di cui usufruiva Enzo De Chiara quando soggiornava a via Veneto, fosse in carico all’amministrazione della OMEGA spa di Pio Piccini. OMEGA spa che, tra l’altro, nello stesso periodo, aveva l’appalto delle “prestazioni obbligatorie” (i tabulati che memorizzano i comportamenti telefonici) della WIND. Appalto delle  prestazioni obbligatorie che furono tolte alla OMEGA spa (facendole cominciare il lento ma inesorabile declino fino al rovinoso crack) all’arrivo di Salvatore Cirafici quando lo stesso divenne capo della sicurezza WIND. Cose da grovigli bituminosi paramassonici che fanno però e disfanno l’Italia da troppo tempo. Se si vuole girare pagina, bisogna che si cominci a parlare di questi grovigli bituminosi più che dello sbarco avvenuto in Normandia piuttosto che a Caleis come quel frescaccione, isterico, drogato di Hitler riteneva. Perché per parlare di Normandia e di quelle disinformazioni basta FOCUS (e in modo eccellente) mentre per capire chi comanda in Italia oltre a Michael Ledeen, Giancarlo Elia Valori, Luigi Bisignani e gli Enzo De Chiara, i vari Massimo Sarmi, Nicolò Pollari, Paolo Scaroni o i vari Roberto Speciale forse, bisogna lavorare, prima e dopo i convegni, a tavoli che non si accontentino di quattro favolette parastoriche sui servizi segreti stranieri. Servizi che, nel frattempo, si divertono con i nostri Lati B.