Ostia non deve essere sottovalutata. Soprattutto in una lettura articolata con il voto siciliano

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“L’agenda politica la detta la destra”, dice Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte. Rimuove di dire quale destra e dove questo motore politico sia allocato. Rimuove inoltre un’informazione (escludo che non l’abbia in una città infarcita di massoni quale è Torino) che sarebbe onesto dare ai cittadini, in questa fase convulsa: i macchinisti di quel motore hanno agito culturalmente (e non solo) da decenni per includere nel campo ultraconservatore quegli uomini di sinistra che “ci stavano” ad abdicare ai valori di sinistra per motivi esclusivamente di potere. I macchinisti si sono comprati banalmente i cazzari di sinistra che tali si dichiaravano come l’amico e maestro Totò anni addietro suggeriva, sotto la spinta dei motivi più diversi riassunti nella battuta immortale: “… e poi dicono che uno si butta a sinistra!” Mi riferisco al disegno ideato e attuato a partire dal 23 agosto 1971 (se esiste una data e un luogo, o siamo davanti ad una bufala da me artatamente costruita, oppure bisogna che gli anti complottisti/negazionsti/complici degli oligarchi che seppero complottare, se ne facciano una ragione della mia affermazione) nella sala della Camera di Commercio degli Stati Uniti d’America e sviluppatosi per quasi quattro anni arrivò a farsi pubblico il 31 maggio 1975 (nuovamente data e luogo) in occasione dell’assemblea plenaria della Commissione Trilaterale a Kyoto.

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In quattro anni (e sarebbe ora di dirlo alla gente ogni volta che uno va in televisione a parlare di destra e di sinistra) di dibattito, quelli che annidati nelle super logge si sentono padroni predestinati delle vostre vite, decisero che l’imputato doveva morire. L’imputato, per questi aristocratici esaltati e sanguinari, era la Sinistra, sotto forma di diritti, di pace, di tolleranza, interesse collettivo o, più semplicemente, democrazia partecipativa. Cioè un mondo migliore di quello che dopo il 31 maggio 1975 questi signori “per male” sono riusciti ad imporci. Niente progresso per tutti ma solo forme di cooptazione quando e come dicevano loro e a cosa dicevano loro. In cambio vi hanno dato i telefonini e le tasse. Chiudo la parentesi ma quando vedo in tv, nella stessa trasmissione, Fausto Bertinotti e Sergio Chiamparino, mi emergono i ricordi di cose che so per certo come sono accadute. Torno alla politichetta di destra, di sinistra, di centro e ai ludi cartacei, come chiamava le elezioni Mussolini che, fra un po’, mi diventa più simpatico (si fa per dire) di questi quattro brutti ceffi.

Sono ore determinanti, non solo per l’esito del voto siciliano, ma direi (e mi sembra che su questo ci sia un silenzio assordante) anche per quello che dovrà svolgersi ad Ostia, “città” di oltre 250.000 abitanti. L’amministrazione di Ostia è stata sciolta per criminalità quando era amministrata dal PD. Ad Ostia, Virginia Raggi ha fatto il pieno. Più test di così per vedere quanto perde e se perde? Ad Ostia, Casa Pound, Forza Nuova e altri, provano ad uscire dal ghetto. Se ad Ostia, per l’esattezza, ai Cinque Stelle dovessero andare i voti a suo tempo attribuiti a Virginia Raggi (sia pure con una comprensibile flessione) e in Sicilia il M5S dovesse fare il pieno o arrivare secondo, il de profundis per Renzi e compagnia sarebbe certo.

Direi quindi di guardare con attenzione i due test contestuali e la loro interazione profonda. Sono solo apparentemente situazioni diverse.

Oreste Grani/Leo Rugens