Mi ha denunciato la signora Aurora Bolici. Per il resto vedremo

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Che tipo sia in realtà questo signore ormai over (per la prima volta in vita mia, in questi giorni, per entrare alla manifestazione “Più Libri Più liberi”, ho usufruito di uno sconto previsto per le persone della mia età) lo si capirà, nelle prossime settimane (o quando la Procura intenderà chiamarmi), quando dovrò rispondere, davanti alla legge, di quanto ho affermato più volte in questo blog rispetto ai signori Roberto Caltagirone, Aurora Bolici che ho ritenuto, per fonti aperte che ho potuto consultare e valutare nella rete o per cittadini che mi hanno voluto informare, che si conoscessero con tali Annamaria Fontana e Mario Di Leva, suo marito. Non è certo un reato conoscersi, né, tantomeno, dire che qualcuno si conosce con qualche altro. Della Bolici avevo avuto solo rumori che mi suggerivano che si interessasse di finanza (soldi e non GdF) e del suo operare professionale avevo potuto raccogliere solo gli sfoghi di un amico pluridecennale che si era trovato (malissimo) a fidarsi della stessa (tutte cose di cui sono pronto a fornire racconto a chi mi interrogherà). Andando oltre la Bolici e le sue vicende giudiziarie apparentemente marginali, di lei mi ha sempre incuriosito l’eventuale conoscenza tra i quattro (Caltagirone, Bolici, Fontana, Di Leva) dal momento che la Fontana mi era sembrata personaggio di una certa caratura internazionale per essere rimasta coinvolta, più volte, in vicende che, a naso, apparivano gravi nelle dinamiche e gravissime negli intendimenti di chi, eventualmente, le avessero ordite. Richiamo alla memoria infinita (ma a volte superficiale) del web di chi si tratti e di cosa era solita interessarsi la strana coppia. Ritenendo che non sia certo un reato ritenere una “stana coppia”, marito e moglie, che si attivano per vendere/comprare elicotteri con paesi in black list o, comunque, paesi in rapporti geopolitici complessi con la nostra Italia.

COSA LEGA (E SE LE LEGA) AURORA BOLICI E ANNAMARIA FONTANA COME INSINUA UN NOSTRO “NON ANONIMO” LETTORE? • NELLA VICENDA TOFALO/COPASIR/M5S ESSERE DALLA PARTE DELLA VERITÀ E DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Come potete capire, da sostenitore convinto ed affettuoso del meritevole lavoro che da anni svolge il cittadino a cinque stelle Angelo Tofalo nella sua articolata veste di parlamentare, membro COPASIR e della Commissione Difesa della Camera e, soprattutto, quale vivace e prolifico animatore delle iniziative pentastellate intorno al tema dell’Intelligence, mi sono sentito in dovere di attivarmi per puntualizzare alcune mie personali chiavi interpretative dell’episodio. Episodio che mi risulta Tofalo abbia saputo e voluto subito chiarire ma che, a mia marginale e ininfluente opinione, non va rimosso, ipotizzando una volontà non casuale di “messa in mezzo” di cui, a rigor di logica, mi pare difficile, a freddo e in assoluta autonomia, la Fontana abbia ideato i dettagli esecutivi. Come chi mi conosce sa, non ho mai portato rispetto (se non quello dovuto alle cariche ricoperte) a Giulio Andreotti in quanto l’ho sempre ritenuto un amorale e non certo per fatti di natura sessuale. Un pensiero di lui però ho provato a non rimuovere del tutto ed è quello che si riferiva al pensar male. Non prigionieri di una cultura del sospetto ma per farsi guidare dal “sé” che è amico della pre-visione e dei futuri possibili. Mi ha animato quindi un approccio prudente a questa spy story, un po’ geopolitica e un po’ business oriented, evitando di cancellarla dal mio personale orizzonte. A prescindere, avrebbe detto Totò, dalle eventuali gravi implicazioni. Se si vuole lavorare con profitto sul terreno dell’Intelligence, la prima cosa che consiglio al giovane ingegnere informatico Tofalo, di non sottovalutare i rizomi che, in quanto tali, spesso non si vedono. Comunque la signora Aurora Bolici, senza volere, denunciandomi, mi hanno fatto un favore, forzandomi a non dimenticare in che contesto mi sono interessato di lei una prima volta (un amico che mi raccontava, in completa spontaneità, affranto di aver perso tutti i risparmi dopo aver seguito i consigli della Bolici) e come gli avvenimenti che invece riguardano Anna Maria Fontana e le attività complesse (non credo sia un reato definire complesse le azioni messe in atto in danno degli interessi del mio Paese) mi abbiano spinto a reiterare tale attenzione. Utilizzando l’unica arma che un marginale e ininfluente blogger detiene: scrivere e aspettare.

E noi che ci siamo fatti vecchi, evidentemente, sappiamo aspettare. Scrivere, certamente no, che è ben altra arte.

Oreste Grani /Leo Rugens

P.S.

Nelle ipotesi che ho fatto a margine di questa vicenda c’è anche che la Bolici e la Fontana non si siano mai conosciute e che, ormai vecchio e rincoglionito, sia stato indotto, da una serie di concause, a ritenerle amiche/sodali o altro, prendendo un granchio di cui pagherò le conseguenze. O che il mio anziano amico mi abbia volutamente (e perché mai?) raccontato un mare di cazzate sulla Bolici e le sue attività di consulente finanziaria, ben allocata all’estero. O che una fonte aperta nella rete, con dovizia di particolari, mi abbia voluto girare false notizie per concorrere a farmi perdere credibilità. Se queste realtà, con i soggetti annessi e connessi, fossero tutte parte di un solo disegno, sarebbe il caso di prendere in esame la possibilità che esista la Spectre. Evitiamo paranoie e rimaniamo con i piedi per terra e atteniamoci ai fatti.  Ritengo che approfondire gli ambienti, le frequentazioni, gli interessi reconditi che generano queste attività opache, ai limiti sempre di signore e signori che fanno intendere di essere accreditati presso istituzioni delicatissime, non sarebbe per nulla disdicevole ma, alla vigilia di complessità, interne ed esterne al Paese, più che necessario. Ma è mai possibile, mi chiedo da tempo non sospetto, che le varie Fontana possano arrivare, senza colpo ferire, vicino-vicino a membri COPASIR (in questo caso, all’epoca dei fatti, anche legittimamente freschi d’ambiente e in quanto tali vulnerabili) senza che nessuno le sappia prendere per le orecchie dicendo banalmente “signora, lasci perdere” ?

Rifirmo per evitare equivoci.

Oreste Grani         

COSA LEGA (E SE LE LEGA) AURORA BOLICI E ANNAMARIA FONTANA COME INSINUA UN NOSTRO “NON ANONIMO” LETTORE?

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Un lettore, non in modo anonimo (e questo vale doppio!), apprezzando (e questo vale triplo, visto il narcisismo che mi contraddistingue) il mio modo di non farmi sfuggire la personalità complessa di tale Aurora Bolici e di suo marito tale Roberto Caltagirone, mi avverte di un legame rizomico/amicale tra la Bolici e la signora Annamaria Fontana, figura femminile altrettanto complessa al centro di una vicenda che la lega al rappresentante del M5S in Copasir, Angelo Tofalo.

Forse mi stanno dando un storta perché, preso da entusiasmo contro-informativo, commetta qualche grave errore e mi auto-sputtani dopo che cinque anni addietro mi hanno inutilmente indicizzato in rete come pendaglio da forca e persona pericolosa. Per quanto riguarda il mio grado di pericolosità, fanno fede i dossier istituzionali aperti nelle sedi opportune: se ne avete accesso, fate pure. Viceversa, per quanto riguarda la visione che ho io della mia eventuale pericolosità sociale, vi ripropongo, in calce a questo post odierno, quanto ebbi a scrivere, il 3 agosto 2012 (secoli addietro e letto da otto gatti), in un brano intitolato, appunto, “Un tipo poco raccomandabile”.

Questa premessa è funzionale ad avvertire chi fosse interessato ad esplorare, seguendomi, le grotte carsiche (in questo caso campane) della vicenda Fontana e le sue attività sussidiarie (?) a quelle che dovrebbero essere, tassativamente, prerogativa esclusiva degli organi dello Stato o di chi ne avesse specifica autorizzazione.

Trattare ogni tema attinente la geopolitica o le ipotesi di attività culturali diplomatiche non solo non è mai disdicevole ma, a mio avviso, auspicabile.

Anzi, mancano in Italia sempre di più luoghi associativi che si propongano statutariamente attività sussidiarie allo Stato in questi campi tanto delicati ma poveri di creatività e di iniziative intelligenti.

Se capisco dalle ricostruzioni giornalistiche, comunque, non di cultura si trattava quando la signora Fontana si proponeva o si mostrava concretamente operativa con il parlamentare Angelo Tofalo ma di contatti con personalità politiche istituzionali appartenenti a Paesi che certamente dobbiamo sapere essere al centro dell’attenzione di tutte le agenzie di intelligence del Mondo conosciuto. Forse, solo nei sette nuovi mondi appena scoperti a 40 anni luce dalla Terra, non si sa che Libia e Iran sono “tabù” per chi non è autorizzato a trattarne. Per chiunque, fosse anche per farsi esportatore di pizze Margherita, ci vogliono (o ci vorrebbero?) per mettere naso dei “nulla osta” si assoluta affidabilità istituzionale. Così, mi ricordo, dovrebbero andare le cose.

Se non fosse così e cioè che fosse – ancora una volta – difficile rintracciare le carte che consentivano alla Annamaria Fontana e a suo marito Mario Di Leva di frequentare l’ambiente legato a situazioni riconducibili alla sicurezza nazionale e soprattutto internazionale, ci troveremmo – ancora una volta – di fronte alla prova provata che qualcosa non funziona e che i tempi degli “ortaggi” (dentro e fuori le nostre Agenzie) non sono mai cessati. Anzi.

Ma avete idea per potersi interessare realmente delle cose che leggo voleva trattare o far trattare (armi o incontri con personalità di Paesi segnati da conflitti armati o da “sospetti” internazionali) la signora Fontana di quanti Cok Gizli, Gizli, Ozel, Hizmete Ozel ci vogliano? E non solo nella Turchia di Erdogan. Oppure, provate voi e vediamo se non vi trovano più (come io ritengo) ridotti come uno straccio come è capitato al nostro compatriota Sergio Regeni.

Quanto “danno di rivelazione”, comportamenti quali quelli ipotizzati della coppia Fontana – Di Leva possono arrecare alla collettività se lasciati tenere da personalità non animate da senso profondo dello Stato e dell’interesse superiore della Nazione?

Direi che ci troviamo di fronte a cose che un tempo sarebbero state classificate almeno come “riservatissime” e quindi nell’eventualità che si fosse “pisciato fuori del vaso”  l’entità del danno di “rivelazione non autorizzata” sarebbe stata classificata almeno “molto grave”. Invece, in Italietta, in molti, possono andare in giro a parlare, per mesi, con gli uomini che prioritariamente dovrebbero essere protetti dalle nostre strutture statutariamente preposte alla sicurezza della Repubblica, senza che nessuno intervenga allertando la personalità politica presa di mira dal male intenzionato di turno. Non è certamente il parlamentare (soprattutto a cinque stelle che si deve immaginare fresco e un po’ inesperto nella posizione istituzionale) che deve guardarsi le spalle da solo ma questo compito discreto lo deve assolutamente svolgere chi prende soldi dalla Repubblica, chi è stato selezionato a tal fine, chi è addestrato, con grande dispendio di risorse, proprio per fare questo. Punto.

Torneremo ovviamente sul “punto” che ormai lo avete capito ci sta particolarmente a cuore. Soprattutto per capire se il nostro lettore, quando lega Fontana alla Bolici descrivendole (in modo colorito e irripetibile) espressione di un solo ambiente, vuole indicarci un facile indizio investigativo. Giornalisticamente parlando, ovviamente.

Oreste Grani/Leo Rugens che si prepara a toccare fili dove c’è scritto la tradizionale frase di avvertimento.