Damilano etico direttore dell’Espresso alza la palla e noi proviamo a smashare
Letto l’articolo-anticipazione (sufficiente però per incazzarsi con chi, in altra sede, chiama “duellanti” Di Maio e Salvini, sostanzialmente equiparando loro, i loro retaggi e gli elettorati in una semplificazione pericolosa e ingenerosa) comparso sul numero dell’Espresso in edicola (numero interessante anche per altro argomento come vedremo in altro post), sentiamo il bisogno di soffermarci su alcuni nomi e dinamiche. Riproduciamo il pezzo della storica testata (non si dovrebbe fare) scusandoci con il direttore Marco Damilano e, nel farlo, riveliamo che ci sta a cuore di continuare a parlare di Malta, isoletta mediterranea super affollata di affaristi, spie internazionali, riciclatori di soldi sporchi e sui suoi frequentatori a qualunque titolo.
Vogliamo con questo post odierno porre la dovuta attenzione sul nome dell’avvocato Andrea Gemma e su tutto l’impianto tecnico-affaristico che aleggia intorno alla Lega. Quella del Nord, del Centro e del Sud. Cosa che, mi sembra, altrettanto voglia fare l’Espresso a guida Damilano (persona che, se non mi confondo, ebbe a scrivere giovane su Segno nel Mondo, all’epoca periodico dell’Azione Cattolica) andando a recuperare lo spirito di onesta denuncia dei bei vecchi tempi andati del settimanale.
Impianto affaristico leghista (questa è la nostra tesi per fare i doverosi distinguo) è quello di sempre, dai tempi di Miglio, Bossi, Maroni, Salvini che si immerge carsicamente per riemerge, di anno in anno, di leader in leader, di versione dovuta ad abile mutazione, con modalità costanti e permanenti. Che siano quelle della Banca Crediteuronord o (e lo dico perché ho il mio vantaggio mnemonico a ricordarlo) o quelle delle fatture false per ben 18 milioncini (testimonianza Bonet a cui dedicheremo un post visto il groviglio putrescente che lega la Lega a quell’episodio di malaffare). Vi piace il gioco di parole che lega la Lega alla cultura dell’illecito, Lega con cui alcuni giovani pentastellati vorrebbero fare il governo della Nuova Repubblica, rimuovendo che Salvini era uno dei leghisti di peso, fino in fondo, così come lo era il diverso Giorgetti o qualunque altro leghista con un briciolo responsabilità politica. Le fatture false della SIRAM vennero fatte “per non dispiacere alla Lega” e vennero fatte in combutta con i francesi della SIRAM SPA, all’epoca società italiana posseduta al 100% dal gruppo Veolia già nelle disponibilità di Vincent Bollorè (quello) e partner di Ezio Bigotti (quello) prima della grande lite transalpina che, evidentemente spinse il pinerolese (Bigotti) a fare ciò di cui comincia a rispondere nelle varie aule di giustizia, che siano in Sicilia, a Roma o a Torino. Everywere ci siano cessi da pulire o soldi da arraffare. Ma veramente vogliamo tenete tutto questo profumo di soldi insieme con i nostri ragazzi per bene, avvinti in un governo, pur di farlo? Ma cosa state ipotizzando? Se anche nascesse un esecutivo di tale natura quanto durerebbe? Fino al primo mandato di cattura.
Torniamo alla Lega e alla sua predisposizione/attrazione per il business a rischio oscuro, diamanti tanzaniani compresi o uso illecito dei contribuiti di Stato che i cittadini tutti gli corrispondevano. A tal proposito, per reiterare il motivo della nostra incazzatura, vogliamo veramente equiparare Di Maio con Salvini, rappresentando il campano un raggruppamento (il M5S) che non tocca il denaro dei rimborsi elettorali e che, viceversa, ha saputo mettere cospicue cifre a garanzia di chi non ne aveva a sufficienza per fare impresa?
Leggete l’articolo dell’Espresso e tenete a mente un po’ dei nomi che vengono citati e vediamo, nei prossimi post, di seguire le pista implicitamente suggerite da Vittorio Malagutti raramente (un giorno dirò in quale caso prese fischi per fiaschi) si è sbagliato in passato. Al nostro post odierno, marginali quali siamo, affidiamo la sottolineatura doverosa dei grovigli a cui fa riferimento l’articolo. Speriamo di saperlo fare senza incorrere in nessuna forzatura se non in quella che ribadisce che ci sono siciliani e siciliani e che, tra i siciliani antitaliani che ci stanno antipatici, noi mettiamo Angelino Alfano e quelli che lo stimano o che da lui vengono stimati.
In Sicilia e sul Continente, come si diceva un tempo. Non chiamerei forzature quindi quelle relative ad accostamenti e a commensalità abituali che fanno ipotizzare o simpatie personali o reciproci interessi eccessivi. O altro. Forzature, qualora le stessimo facendo, di cui siamo pronti a rispondere nelle sedi opportune. Consapevoli di sottolineare con la matita rossa e blu, che nello stesso articolo (parlo di quello di Malagutti dedicato all’avvocato Andrea Gemma e da noi opportunamente recuperato nel web) compaiono, come fossero fenomeni epifanici, i nomi di Matteo Messina Denaro e Vito Ciancimino, criminali nodali, protagonisti nei decenni di quella Sicilia che vogliamo risolvere. O l’autore del pezzo (Giuseppe Pipitone Il Fatto Quotidiano del 16 aprile 2014, trascorsi ormai quattro anni pari-pari) sragionava (e noi ci facciamo corresponsabili) o ci troviamo di fronte a uno (Andrea Gemma) di quei professionisti del diritto (o sono avvocati civilisti o commercialisti; terzo non è dato) loro stessi hub/svincolo di complessità (vi piace l’eufemismo?) incompatibili con il ruolo culturale, etico, morale di una Sicilia che sogniamo nuovamente al centro di un Mediterraneo meno violento e amorale quale si presenta, viceversa, da troppo tempo. Che sia sostanziato da chi governa Malta o la Sicilia. Pensiero Utopico, ovviamente. Ma noi pensiamo che l’Utopia muova la storia e non solo le Mafie e l’illecito. Leggere quindi l’articolo di oggi, 15 aprile 2018, dell’Espresso a firma Vittorio Malagutti e poi inoltratevi nei meandri del dedalo del pezzo di quattro anni addietro a firma Giuseppe Pipitone per Il Fatto Quotidiano. Noi oggi e nei prossimi giorni, ci porremo alcune domande su come tutte queste affermazioni mai smentite possano portare qualcuno a rappresentare anche i vostri interessi in ENI. Cioè l’organismo complesso dove si gioca, a partire dal 27 ottobre 1962, il destino della Repubblica. Per chi non lo sapesse, il 27 ottobre del 1962, a Bascapè, viene ucciso (o pensate che sia andata diversamente?) Enrico Mattei, dopo che il suo aereo aveva fatto, non opportunamente custodito, sosta, in Sicilia.
Oreste Grani/Leo Rugens
PS:
Non si “litiga” pariteticamente e non si alzano i calici a Vinitaly o in altra sede con i traditori della Repubblica. A nostro modesto avviso.
Alcuni ci stanno aiutando, altri rimangono indifferenti.
Per scelte personali (la condizione economica in cui vivo), culturali, politiche e di natura organizzativa, ho deciso di ricorrere all’aiuto del mercato chiedendo ai lettori di Leo Rugens un contributo (cifre semplici) per assicurare la sopravvivenza e l’indipendenza del blog.
Mi sono affidato a PayPal ma ho anche la possibilità, se me lo chiedete, di indicarvi un IBAN relativo ad un normale conto corrente.
Trovate quindi – a piede dei post – una novità rappresentata dalla richiesta, sistematicamente ripetuta, di sostegno con il possibile l’invio di piccole cifre.
Ci sarà tempo per chiedervi altro. Fuori dagli scherzi, grazie anticipatamente.
Per le piccole cifre abbiamo deciso di prendere soldi da chiunque con le ormai semplici modalità del versamento sul circuito PayPal usando il nostro indirizzo e-mail: leorugens2013@gmail.com
la Redazione