Possibile che in questa Italia nessuno si ricordi di chi abbia fortissimamente voluto Gianni Alemanno alla guida della Capitale?

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Alcuni anni addietro, su un palco antistante il Colosseo (a proposito, chi allestisce questi palchi? Chi ha l’esclusiva degli arredi che costituiscono la parte “papposa” degli avvenimenti pubblici para-culturali che da trent’anni si susseguono a Roma?) si esibì il celeberrimo Paul McCartey.  All’epoca, fortunato me, abitavo a via del Colosseo (non però a casa Scajola) e la mattina presto dell’evento musicale la mia curiosità fu attratta da un gran vociare che proveniva da Largo Corrado Ricci che è lo spazio stradale che raccorda via Cavour con Via dei Fori imperiali. Scendo in strada e assisto ad un vero e proprio assalto fisico da parte di alcuni energumeni, a malapena arginato da decine di vigili in divisa e in borghese, attuato nei confronti di un signore (seppi dopo che era membro del Gabinetto del Sindaco) che, terreo, taceva e non rispondeva agli insulti e alle minacce. Gli assalitori erano autisti/titolari di quei camion/bar che vedete sostare e, con il loro profilo e oscena mostra di merci “carissime”, deturpare i luoghi più belli del mondo: parliamo dei negozi ambulanti della “Famiglia Tredicine”.

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“A ‘nfame, noi t’avemo pagato e famo come cazzo ci pare! Hai capito? Se mettemo dove diciamo noi e l’ordinanza te la metti nel culo tu e er sindaco amico tuo”. E via così. Che i Tredicine facciano il bello e il cattivo tempo è notorio a Roma. Che sia il controllo dei caldarostai e delle castagne vendute a peso oro piuttosto che le bottigliette da lt.0,50 vendute a 2 euro!  Mi sembra che in passato, per questioni di liti legate al loro business, abbiano anche ucciso qulcuno. Dico questo sperando di non sbagliarmi con altre famiglie di violenti organizzati. Certamente la pagina che pubblico è un documento che serve ad interpretare ruoli e complessità di quanto assistiamo in questi giorni nella vicenda della Capitale in balia della criminalità.

Un cellulare squilla in piena notte:” So’ Giordano…Giordano Tredicine. Guarda che ti stanno facendo fuori! Se puoi, fa’ intervenire qualcuno perché ti stanno facendo fuori!”.

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È la notte tra giovedì 13 e venerdì 14 gennaio 2011 e per il mattino seguente è previsto l’annuale incontro degli amministratori capitolini con il Papa.

Ma prima ancora, entro le sette, Gianni Alemanno ha promesso di annunciare la composizione della nuova giunta.

Umberto Croppi e il suo sindaco si sono salutati alle otto di sera.

L’indomani l’assessore rientrerà a lavorare nel suo ufficio di piazza Campitelli, e il suo staff tornerà a timbrare regolarmente.

“Ma chi è? Chi fanno fuori? Chi parla?”.

“Umbe’ sono Giordano Tredicine. Guarda che ti stanno facendo fuori dalla giunta! O fai intervenire qualcuno o ti fanno fuori!”.

In testa alla pagina riprodotta dal libro scritto a quattro mani da Umberto Croppi e Giuliano Compagno si legge una colta citazione: “Dietro ogni cosa c’è più di quello che si mostra all’occhio“. Wystan Hugh Audén.

Preveggente come non mai ex assessore alla cultura, Umberto Croppi.

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Direi che in presenza della sequenza complessa di atti politico-criminali a cui stiamo assistendo, è opportuno  andare a leggere o a rileggere, se lo avete già fatto, Romanzo Comunale della Newton Compton Editori che non lasciava, già anni addietro, spazio a fantasia alcuna.

Non c’erano i dettagli che oggi sono chiari ma il clima “sgrammaticato e affaristico” che Gianni Alemanno aveva consentito (favorito?) a Roma, soprattutto dopo l’estromissione dalla Giunta di Croppi, era tutto già descritto.

Senza cultura e senza etica, il ragazzotto amorale Alemanno, ha consegnato, mani e piedi legati, la città ai criminali.

A prescindere dagli Odevaine (e tutti quelli come lui) che, di destra e di sinistra, sanno poco e che come criminali andranno trattati, quello che da anni, inutilmente, ci chiediamo è perché nessuno, nelle sedi opportune, chiede chi fosse il puparo di Gianni Alemanno e, così facendo, cominciando a capire perché la nostra capitale sia caduta così in basso.

Giordano Tredicine

Nel nostro marginale ed ininfluente blog, abbiamo ricordato i passaggi politico-imprenditorial-culturali che, piazzando al comando della Città Eterna, Gianni Alemanno, hanno consolidato l’inquinamento della cosa pubblica. È ora di non fare sconti a nessuno: l’attuale malaffare, non lo dimentichiamo, vede la sua gestazione durante le giunte di centro-sinistra che hanno preceduto tanta degenerazione di destra.

Certo, ad un certo punto, le cose si aggravano drammaticamente e i nostri marginali ed ininfluenti (anche un po’ grilleschi)  articoletti indicano chiaramente in Gaetano Caltagirone l’uomo che idea e organizza la “svolta Alemanno”.

Pochissime chiacchiere su questo argomento: il costruttore/finanziere va’ considerato, in “concorso morale”, con tutto quanto  il “politico” contaminato (da mille legami delinquenziali) Gianni Alemanno ha consentito in questa nostra meravigliosa città.

Se, giustamente, si è parlato (e condannato a molti anni di carcere) di “cattivi maestri” per il terrorismo, più che giusto che tali condanne (almeno morali!) vengano applicate per l’affarismo delinquenziale. Che solo apparentemente fa danni minori del tritolo o delle gambizzazioni. Cattivi maestri quelli, cattivi maestri, questi!

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Ripeto: chi lo ha voluto e fatto votare quella mezza sega di Gianni Alemanno?

È come se uno dicesse che Mussari, Verdini, Bisi o Piccini non erano determinanti per decidere – chi e come – dovesse fare il sindaco a Siena.

Tant’è vero che anche uno come Franco Ceccuzzi, nella primavera del 2011, venne “democraticamente” eletto.

Invece la stampa fa pippa (alcune testate – come il Messaggero – sono addirittura sue) nell’estrarre doverosamente dalla realtà ciò che c’è ma non si vede perché, evidentemente, ancora il vecchio padrino sicil-romano e la sua capacità di portare rancore, fanno paura.

Francesco-Gaetano-Caltagirone

Oggi, mi tolgo lo sfizio di di farvi l’elenco pedissequo di ogni parola che ho scritto sull’argomento “Gaetano Caltagirone“, sia in versione senese che in quella romana.

A conferma che non ho paura di nessuno.

Capito, stronzetti che continuate a provare a penetrare la mia corrispondenza elettronica privata?

Oreste Grani/Leo Rugens


Il fattore Beethoven. Papa Francesco lascia soli Casini, Azzurra Caltagirone e molti ipocriti al concerto in Aula Paolo VI.

Gaetano Caltagirone, Oreste Grani e il Monte dei Paschi di Siena

Dopo le “Terre di Mezzo” (Mafia a Roma) si passa a “Ricconia” e spunta il primo nome di rilievo (si fa per dire) del mondo imprenditoriale romano: “Antonio Pulcini”

Dall’autore del “Il Termitaio. I signori degli appalti che guidano l’Italia”, Alberto Statera, mi aspettavo di più


DOPO L’OSSO CARTILAGINOSO DELLA “COOP 29 GIUGNO”, DI QUESTO BRODO VORREMMO ASSAGGIARE IL “LESSO”. PRIMA DI QUANDO IL SOLE SI LEVERÀ AL TRAMONTO

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Da ore mi chiedo: chi sarà, tra i 139 sotto inchiesta per i “global service fraudolenti” ed altro, il “Mario Chiesa” della situazione? Ci deve essere necessariamente previsto, infatti, nella ipotesi investigativa, un “Mario Chiesa” capace di portare la magistratura inquirente, fino ad una vera cupola degna di tale nome e dell’appellativo di “mafiosa”. Ad oggi, tutti gli inquisiti al livello politico o di criminalità comune, sono dei signori chiacchieratissimi, da anni. Tutta gente che la vox populi descriveva avidi e, al tempo stesso sempre presenti nell’amministrazione pubblica in posizioni tali per cui non potevi non “mantenerli” se volevi lavorare a Roma. Se uno ha letto, non dico tutto “Leo Rugens” (cioè 1850 articoli), ma solo alcuni post, sa che sono, e non da oggi, nemico giurato di questo ceto politico di parassiti onnivori. Al tempo stesso, ho difficoltà a circoscrivere, a soli 139 criminali, la feccia che ha reso Roma la più impresentabile capitale del Mondo, dotata (si fa per dire) della più brutta, più sporca, più inefficiente metropolitana fra quelle esistenti sempre nel Mondo di cui sopra. Marte escluso perché ancora non ci siamo potuti “scendere” per cui non sappiamo se le sue metro sono meglio di quella B romana. La città con le più orride pavimentazioni stradali (sempre bucate, sempre in manutenzione), la città con il sistema di raccolta dei rifiuti più arretrata del mondo, si merita un proseguo di inchiesta. Da dopo la morte (sul lavoro!) del Sindaco Petroselli, Roma è stata condannata a stare nelle mani di un sistema partitocratico delinquenziale senza paragoni, con nessun altra capitale del mondo. Lo dico e lo ripeto anche se sembra iperbolica l’affermazione. Parlo ovviamente di quei paesi che si continuano a definire civili. Dalla morte, prematura e sul campo del lavoro, del sindaco Petroselli, insediatosi il “Sistema Sbardella” (quello sì in rapporto stretto con la mafia siciliana tramite i politici Andreotti, Gioia e Lima), il Campidoglio ha visto galleggiare sempre le stesse “feci”, male odoranti e putrescenti, perché il “cancro” partitocratico malavitoso potesse spadroneggiare nei più diversi modi. Dopo una certa data, a difesa della criminalità e della politica, non ci sono stati più, i vari prof. Aldo Semerari ma, in ottavo/sedicesimo, gli equivalenti. Gente ritracciabile un po’ tra chi non ci si aspetterebbe e un po’ tra le forze del “disordine”. Come potrebbe dimostrarsi essere vero, nei giorni a venire. Non credo che la situazione di spolpamento e di inefficienza della nostra città, sia circoscrivibile, quindi, alla semplice ricaduta sul terreno degli appalti e del denaro illecitamente fatto girare, da una realtà imprenditoriale (la Coop 29 giugno) che, alla fine, secondo i numeri ufficiali, fattura meno di settanta milioni l’anno.

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La “29 giugno” difficilmente potrà risultare, da sola, il cardine della cannibalizzazione del denaro pubblico passato per i cinque sindaci che hanno preceduto l’onesto Antonio Marino: Giubilo, Carraro, Rutelli, Veltroni, Alemanno. Il deficit di Roma Capitale, nonostante  i mille rimbocchi che in questi anni gli sono stati fatti, dovrebbe ammontare (di soldi che mancano realmente in cassa) a più di tredicimila milioni di euro. La cifra mi sembra fuori misura per gli spazzini e i tagliatori d’erba della “29 giugno”. Ultimamente avranno sicuramente (con la complicità degli xenofobi e dei razzisti), aumentato i loro incassi illeciti, speculando sul problema degli emigranti e dei profughi, ma non posso e non voglio credere che i miliardi che mancano all’appello, siano stati spesi per pagare, mille euro al mese, mille spazzini e manutentori. Il loro Presidente, per sua ammissione “intercettata”, ne prendeva 4.000! Un po’ pochi per svuotare la “cisterna romana”. Certo, Buzzi, ne dava molti di soldi (più che a se stesso) agli avidi concussori intorno a lui, ma sempre di briciole si tratta. Non vuol dire, nel modo più assoluto e categorico, che non andava fermato con l’arresto. Dico solo che andrebbero indagate le cinque amministrazioni che precedono l’onesto Marino! Dico solo che a forza di far riempire buche stradali con la piccola manutenzione bituminosa (così mi si dice è avvenuto il saccheggio maggiore) qualcuno ha svuotato il forziere. Centinaia di milioni l’anno solo per tappare le buche. La natura mi ha protetto ed io, anziano, ho ancora, sani, tutti i miei denti. Mi manca solo un incisivo anteriore perso “grazie” ad una buca romana che mi aspettava proditoriamente in piena Piazza Venezia, nel cuore della città. Tengo a precisare che non avevo alcuna simpatia per Marino, tanto è vero che ho votato per il candidato del M5S, ma sarebbe un grave errore attribuire al medico/politico alcuna responsabilità se non quella (positiva) di aver onestamente dato una mano alla magistratura, rimuovendo, con anticipo, i criminali interratisi nelle municipalizzate. Sciogliere d’imperio il Consiglio Comunale di Roma per “mafia”, attribuendo questa connotazione all’operato solo dei 139 in oggetto, mi sembrerebbe riduttivo e spianatore di quella strada (per rimanere in tema di buche e appalti cicciosi) che serva, alla fine, solo a togliersi dai coglioni l’onesto Marino.  Mi sembra che, viceversa, se l’inchiesta si spingesse indietro fino a quegli anni ruggenti, di cui parlavo sopra, allora sì che i cittadini comincerebbero a capire chi si è pappata la torta. Altrimenti dovremmo credere che quattro dirigenti di una cooperativa minore, già pluripregiudicati (fino all’omicidio di servitori dello Stato) ma redentisi e voluti bene, anni addietro, da uomini e donne d’ordine e di scienza giuridica quale sono e furono, certamente, Franco De Cataldo, Severino Santiapichi, Rosario Priore, Simonetta Matone, Nicolò Amato, Francesco Cossiga tenevano in scacco, mafiosamente, la Capitale!?!?!?

Bisognerebbe mettere i cittadini (prima di farli votare nuovamente) nella condizione di sapere come il sistema partitocratico che non volle il Generale Franco Angioni alla guida della Città (con il senno del poi forse, qualche volta, qualcuno, potrebbe spendere una parola sulle occasioni mancate per non far succedere ciò che ancora succede) si sia pappato anche il fondo del barile. Sarebbe troppo facile, grazie a questo “terremoto” giudiziario, fare fuori Marino e piazzare al suo posto il ridanciano Marchini di turno o chi altro amico dei costruttori che risiedono a Roma. Carminati è altra cosa, come poi, in altro post, vedremo. Gennaro Mokbel lo diciamo, da anni, chi sia e quale essere la sua pericolosità. Così come, da anni, testimoniamo e denunciamo, con i nostri post, il connubio tra Alemanno e Mancini. Che Alemanno fosse sodale di nazisti (come Carminati e Mokbel e Mancini), solo Riccardo Pacifici della Comunità ebraica romana, non lo sapeva. Se la Procura vuole cogliere l’opportunità investigativa che gli viene fornita da questa “retata”, deve cercare pazientemente alcuni possibili “Mario Chiesa” presenti tra i 139 pesci incriminati in questa operazione. Ora può farlo. Così facendo, finalmente, potremo sapere chi sono i capi mafia a Roma e fino a chi, a due passi da Palazzo Chigi, con Galleria “Albero Sordi”, ha fatto i soldi. Certamente molti, molti di più dei 4.000 euro al mese come il colpevole Salvatore Buzzi, sua sponte, intercettato, dichiara. Ritengo, comunque, che quei pochi attenti lettori che hanno ancora la pazienza di leggermi, in attesa di avere un po’ di nomi di pecore nere, mele marce delle Forze dell’ordine che si prestavano (per soldi e favori) a informare/proteggere il “capo della Mafia”, Massimo Carminati, si meritino ben altre riflessioni di quelle che oggi gli riserva il Messaggero, quotidiano – per antonomasia – della Capitale. Quotidiano, per antonomasia, di Francesco Gaetano Caltagirone.

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Per capire come siamo potuti arrivare a tanto, con diligenza, si devono ripercorrere almeno gli ultimi vent’anni di storia della Capitale. Più ci penso, più ritengo che venti anni siano pochi. Prima di Carminati/Buzzi, si sono dedicati al saccheggio e al taglieggio dei denari della collettività ben altre cupole e ben altri appetiti. Ben altre termiti hanno mangiato Roma e danneggiato il suo nome.

Con questo non voglio dire che un criminale come Massimo Carminati non dovesse essere arrestato. Al contrario. Doveva essere fatto prima.

Veniamo al cuore del post odierno che è particolarmente oneroso per chi scrive e per chi eventualmente lo dovesse leggere. Volutamente  lo trovate corredato da delle immagini evocative di un “cantiere” (quello relativo alla traslazione e all’erezione dell’obelisco oggi presente al centro di Piazza S.Pietro) tra i più significativi che Roma papalina abbia visto e a cui sono particolarmente affezionato avendo avuto, in altri momenti della mia lunga e tormentata esistenza, gli originali di queste tavole. Vendute, ovviamente.

Su chi sia stato a saccheggiare Roma, le mie opinioni coincidono totalmente con quelle di Alberto Statera che, negli stessi giorni in cui cominciava l’indagine paziente dei Ros (2009) che ha portato agli arresti di queste ore, già scriveva il capitolo su come stesse annegando il modello Roma preceduto dai tre lustri “seduttivi” di Rutelli e Veltroni, tra palazzinari, cinema e circoli sul Tevere.

La “Santa Bibbia” (Il Termitaio, i signori degli appalti che governano l’Italia. Rizzoli – giugno 2009), come altre volte ho detto, andrebbe letto tutto, più volte ma, in modo particolare, senza conoscere le pagine 159/182 del volume, rimarrà difficile immaginare che il problema della Capitale siano le multe non pagate (ma in realtà, subito pagate) dall’onesto sindaco Marino e le attività dei “mafiosi”  Buzzi/Carminati, associati con altri. Che, ovviamente, andavano arrestati.

Andiamo indietro, quindi, nel tempo, accompagnati dalla prosa pungente e puntuale (Statera non è stato mai smentito in questa analisi spietata e di facile lettura) pronti, in queste ore, ad accogliere le buone novelle degli arresti effettuati tra “i colleghi mele marce”. Tutto fa brodo, come si diceva – saggiamente – un tempo ma, ora, che ci avete fatto ingolosire, vogliamo il “lesso” e non solo l’osso di ginocchio. “Articolazione cartilaginosa”, come ad oggi ci appare essere, la 29 giugno.

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Continua…

Queste sono le prime sette pagine di quelle che pubblicherò nei prossimi post dedicati alla Cupola Mafiosa (!) a Roma.

Vi basta? Ora cortesemente, vorremmo sapere, in particolare modo dai giornalisti delle maggiori testate romane, se siete pronti ad investigare questa altra di “cupola”. Continuando, comunque a rallegrarci e complimentarci con chi ha effettuato l’indagine dei 139 + altri, in arrivo. Molti altri ma, sempre insufficienti se non si proverà a pescare i pesci grossi.   

Dice il Premier Matteo Renzi a chi (un autorevole giornalista di lungo corso quale Enrico Mentana) gli faceva notare che qualche imbarazzo per il Governo le foto che accostano ministri della sua squadra agli arrestati che si trattava “di foto scattate ad una cena”. Noi, da ieri, abbiamo pubblicato una foto che ritrae Salvatore Buzzi e il ministro del lavoro Giuliano Poletti non a cena ma al lavoro in una manifestazione pubblica. La foto da noi pubblicata voleva evocare un tasso di frequentazione che e di familiarità “politica e culturale” tra il Presidente della 29 Giugno e il signor Ministro. Non rimuovendo il dettaglio che il Buzzi è in realta capo di una struttura di cui mostriamo un grafico che a sua volta è organico al sistema della Lega delle Cooperative ed in particolare della macroscopica realtà denominata CNS-Consorzio Nazionale Servizi.

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Se uno volesse guardare  (ed io lo fatto sin dal lontano 2002!) fin dove arriva a prestare i propri servizi il CNS capirebbe perché nel nostro martoriato paese il concetto di sicurezza tende a zero: non c’è una sola struttura, tra quelle che dovrebbero essere considerate sensibili (caserme, ospedali, aeroporti, porti, stazioni ferroviarie, metropolitane) che non fosse “pulita” o “servita” dalle donne e gli uomini reclutati e selezionati dal mondo del CNS. Passo dopo passo arriveremo a dirvi dove, secondo noi, si annidano i pericoli, non solo mafiosi.

Oreste Grani/Leo Rugens